Stanchi di aspettare che le vostre serie tv preferite escano anche qui in Italia? Allora questo è il sito che fa per voi! Il nostro team di traduttori accuratamente selezionati è sempre in cerca di nuove appassionanti serie da poter proporre al pubblico, solo per il vostro divertimento!!
Allora benvenuti!!!
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Storia di una traduttrice.
Più o meno la mia avventura è iniziata così. Un semplice avviso su Facebook, una spintarella da una amica più grande, e la mail era inviata. Che emozione quando ho trovato nella casella di posta elettronica la risposta, e che paura quando mi è stata assegnata la prima traduzione di prova. “Non ce la farai mai!” era stata la frase d’incoraggiamento di mio fratello. Grazie mille, ma ce l’ho fatta. Se devo essere sincera, è stato fin troppo facile. Con la passione che ho per l’inglese e per le serie televisive, è stata una passeggiata prendere programma, file, episodio, mescolare un po’ le capacità che tutti possiamo avere con un po’ di buona volontà, e cavarci fuori qualcosa di buono. E così ero nel team. Fiuuù, questa è andata bene. Non è sempre stata una passeggiata, ovviamente. Non sono qui a dirvi che sono la Michael Jordan della sottotitolazione degli episodi in lingua italiana, anzi. Sono qui a dirvi che sono caduta anche io. Che nonostante la prima volta mi sia impegnata come una pazza, il mio voto è stato un misero 6.80 (su 10, ragazzi) e quello dopo, non ridete di me, è stato un 4 e qualcosa. Sempre su 10 si intende. Non sto a dirvi quanto ero moralizzata. Mio fratello (il simpatico, sempre lui) passeggiava per casa seminando battutine del tipo “Cos’è che vuoi fare da grande te? La traduttrice? La scuola di lingue? Secondo me stai meglio con una zappa in una mano e una pentola nell’altra.”. Ovviamente la zappa gli è arrivata sui piedi e la pentola gli è accidentalmente finita a circa 100 km/h su una guancia quando dopo un paio di traduzioni, ho iniziato a prendere i miei 9. La Dea della Sottotitolazione, la chiamavo. Ma in realtà era solo questione di abitudine, perché nonostante questo “lavoro” possa spaventare con le sue scadenze, i suoi orari, i punteggi e gli slang intraducibili, e nonostante ogni volta parli di questo impegno con i miei amici l’unico commento che esca sia “Ma almeno ti pagano?”, il sorriso che ti spunta sul viso quando riesci a consegnare per tempo una parte, quello che non se ne va per una settimana dopo che, dopo una lunga lotta con i siti di traduzione, sei stato capace di tradurre quella frase che sembrava intricatissima e che alla fine significava solo “Ci risentiamo”, è un sorriso magico. Un sorriso che significa che nonostante tutto il lavoro, sei riuscito, con un team fantastico alle tue spalle, a portare a termine anche questo file di sottotitoli. Un sorriso che diventerà perfino un po’ più largo, quando penserai che qualcuno la fuori preleverà il file, quello in cui c’è la tua, proprio la tua tanto sudatissima parte di traduzione, e riderai anche un po’ al pensiero che leggerà quelle due parole “ci risentiamo”, senza sapere quanto tu abbia faticato per tradurle. Sappiate che ne sarà affascinato, e magari chissà, penserà anche “Ehi, questa traduzione potrei farla meglio io. Aspetta che mi unisco al team e faccio vedere quanto valgo”. Chissà se si tirerà indietro quando scoprirà che non verrà pagato se non con tanta soddisfazione personale.
Lars.
Più o meno la mia avventura è iniziata così. Un semplice avviso su Facebook, una spintarella da una amica più grande, e la mail era inviata. Che emozione quando ho trovato nella casella di posta elettronica la risposta, e che paura quando mi è stata assegnata la prima traduzione di prova. “Non ce la farai mai!” era stata la frase d’incoraggiamento di mio fratello. Grazie mille, ma ce l’ho fatta. Se devo essere sincera, è stato fin troppo facile. Con la passione che ho per l’inglese e per le serie televisive, è stata una passeggiata prendere programma, file, episodio, mescolare un po’ le capacità che tutti possiamo avere con un po’ di buona volontà, e cavarci fuori qualcosa di buono. E così ero nel team. Fiuuù, questa è andata bene. Non è sempre stata una passeggiata, ovviamente. Non sono qui a dirvi che sono la Michael Jordan della sottotitolazione degli episodi in lingua italiana, anzi. Sono qui a dirvi che sono caduta anche io. Che nonostante la prima volta mi sia impegnata come una pazza, il mio voto è stato un misero 6.80 (su 10, ragazzi) e quello dopo, non ridete di me, è stato un 4 e qualcosa. Sempre su 10 si intende. Non sto a dirvi quanto ero moralizzata. Mio fratello (il simpatico, sempre lui) passeggiava per casa seminando battutine del tipo “Cos’è che vuoi fare da grande te? La traduttrice? La scuola di lingue? Secondo me stai meglio con una zappa in una mano e una pentola nell’altra.”. Ovviamente la zappa gli è arrivata sui piedi e la pentola gli è accidentalmente finita a circa 100 km/h su una guancia quando dopo un paio di traduzioni, ho iniziato a prendere i miei 9. La Dea della Sottotitolazione, la chiamavo. Ma in realtà era solo questione di abitudine, perché nonostante questo “lavoro” possa spaventare con le sue scadenze, i suoi orari, i punteggi e gli slang intraducibili, e nonostante ogni volta parli di questo impegno con i miei amici l’unico commento che esca sia “Ma almeno ti pagano?”, il sorriso che ti spunta sul viso quando riesci a consegnare per tempo una parte, quello che non se ne va per una settimana dopo che, dopo una lunga lotta con i siti di traduzione, sei stato capace di tradurre quella frase che sembrava intricatissima e che alla fine significava solo “Ci risentiamo”, è un sorriso magico. Un sorriso che significa che nonostante tutto il lavoro, sei riuscito, con un team fantastico alle tue spalle, a portare a termine anche questo file di sottotitoli. Un sorriso che diventerà perfino un po’ più largo, quando penserai che qualcuno la fuori preleverà il file, quello in cui c’è la tua, proprio la tua tanto sudatissima parte di traduzione, e riderai anche un po’ al pensiero che leggerà quelle due parole “ci risentiamo”, senza sapere quanto tu abbia faticato per tradurle. Sappiate che ne sarà affascinato, e magari chissà, penserà anche “Ehi, questa traduzione potrei farla meglio io. Aspetta che mi unisco al team e faccio vedere quanto valgo”. Chissà se si tirerà indietro quando scoprirà che non verrà pagato se non con tanta soddisfazione personale.
Lars.